E tutte le meraviglie della complicazione industriale e così
detta artistica mi sono familiari.
Qua si compie misteriosamente l'opera delle macchine.
Quanto di vita le macchine han mangiato con la voracità
delle bestie afflitte da un verme solitario, si rovescia qua, nelle ampie
stanze sotterranee, stenebrate appena da cupe lanterne rosse, che alluciano
sinistramente d'una lieve tinta sanguigna le enormi bacinelle preparate per il
bagno.
La vita ingojata dalle macchine è lì, in quei vermi
solitarii, dico nelle pellicole già avvolte nei telaj.
Bisogna fissare questa vita, che non è più vita, perché
un'altra macchina possa ridarle il movimento qui in tanti attimi sospeso. Siamo
come in un ventre, nel quale si stia sviluppando e formando una mostruosa
gestazione meccanica.”
(pag 102)
In questo passo Pirandello vede la macchina, in particolare
quella cinematografica, come un qualcosa che divora la vita umana incastrandola
tra la pellicola e tra i telai. Emerge ancora il concetto sottolineato dei post precedenti aventi la stessa etichetta.
Per informazioni pù dettagliate della macchina da un punto
di vista tecnologico suggerisco questo link.
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