mercoledì 25 giugno 2014

INDICE DEL BLOG

PRESENTAZIONE ROMANZO


AUTOMAZIONE:
ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE:
LA FABBRICA CINEMATOGRAFICA:
TRASPORTI:




ABBECEDARIO

Automatico
Bicicletta
Cinematografo
Dinamo
Elettrico
Film
Gubbio
H-
Industria
Lampadina elettrica
Macchina
Nuti
Operaj
Pellicola
Quaderni
Riproduzione meccanica
Strumenti
Tram elettrico
Uomo-macchina *
Viraggio **
Zeme ***

* la parola fa riferimento ad un concetto che si evince fortemente nel romanzo non ad una citazione
** processo chimico
*** il Senatore

LA VITA UMANA PER LA MACCHINA

“Appena ho potuto, alla gente che mi stava attorno atterrita, ho prima significato con cenni, poi per iscritto, che fosse ben custodita la macchina, che a stento m'era stata strappata dalla mano: aveva in corpo quella macchina la vita d'un uomo; gliel'avevo data da mangiare fino all'ultimo, fino al punto che quel braccio s'era proteso a uccidere la tigre. Tesori si sarebbero cavati da quel film, col chiasso enorme e la curiosità morbosa, che la volgare atrocità del dramma di quei due uccisi avrebbe suscitato da per tutto.
Ah, che dovesse toccarmi di dare in pasto anche materialmente la vita d'un uomo a una delle tante macchine dall'uomo inventate per sua delizia, non avrei supposto. La vita, che questa macchina s'è divorata, era naturalmente quale poteva essere in un tempo come questo, tempo di macchine; produzione stupida da un canto, pazza dall'altro, per forza, e quella più e questa un po' meno bollate da un marchio di volgarità.
(pag 276)

Emblematico questo ultimo passo che ci porta a riflettere di quanto sia malata la mente umana, che rischia e alla fine perde una vita umana per una "finzione meccanica".
Per maggiori informazioni sul tema della macchina invito a leggere gli approfondimenti posti sotto agli altri post della stessa etichetta.

LA REALTA' MECCANICA

“Si dovrebbe capire, che il fantastico non può acquistare realtà, se non per mezzo dell'arte, e che quella realtà, che può dargli una macchina, lo uccide, per il solo fatto che gli è data da una macchina, cioè con un mezzo che ne scopre e dimostra la finzione per il fatto stesso che lo dà e presenta come reale. Ma se è meccanismo, come può esser vita, come può esser arte? È quasi come entrare in uno di quei musei di statue viventi, di cera, vestite e dipinte. Non si prova altro che la sorpresa (che qui può essere anche ribrezzo) del movimento, dove non è possibile l'illusione d'una realtà materiale.
E nessuno crede sul serio di poterla creare, quest'illusione. Si fa alla meglio “per dar roba da prendere alla macchina, qua nei cantieri, là nei quattro teatri di posa o nelle piattaforme. Il pubblico, come la macchina, prende tutto. Si fan denari a palate, e migliaja e migliaja di lire si possono spendere allegramente per la costruzione d'una scena, che su lo schermo non durerà più di due minuti.
(pag 103)

Per maggiori informazioni sul tema: la macchina,  dall'Enciclopedia Treccani.

giovedì 19 giugno 2014

LA MACCHINETTA 5

“girando ancora la manovella, senza poterne fare a meno, quando un braccio alla fine s'introdusse tra le sbarre armato di rivoltella e tirò un colpo a bruciapelo in un'orecchia della tigre sul Nuti già sbranato; e io fui tratto indietro, strappato dalla gabbia con la manovella della macchinetta così serrata nel pugno, che non fu possibile in prima strapparmela.
(tratto da pag. 275)

Per approfondire l'argomento visita i post percedenti.

LA MACCHINETTA 4

“Non so perché, mi dice il cuore che, girando la manovella di questa macchinetta di presa, io sono destinato a fare anche la vostra vendetta e del vostro povero Giorgio, cara Duccella, cara nonna Rosa!"
(tratto da pag. 93)

“Si sentano schiavi anch'essi di questa macchinetta stridula, che pare sul treppiedi a gambe rientranti un grosso ragno in agguato, un ragno che succhia e assorbe la loro realtà viva per renderla parvenza evanescente, momentanea, giuoco d'illusione meccanica davanti al pubblico. E colui che li spoglia della loro realtà e la dà a mangiare alla macchinetta; che riduce ombra il loro corpo, chi è? Sono io, Gubbio.
(tratto da pag.117)

“Mi sentii d'un tratto da questa nausea alienato da tutti, da tutto, anche da me stesso, liberato e come vôtato d'ogni interessamento per tutto e per tutti, ricomposto nel mio ufficio di manovratore impassibile d'una macchinetta di presa, ridominato soltanto dal mio primo sentimento, che cioè tutto questo fragoroso e vertiginoso meccanismo della vita, non può produrre ormai altro che stupidità. Stupidità affannose e grottesche! Che uomini, che intrecci, che passioni, che vita, in un tempo come questo? La follia, il delitto, o la stupidità. Vita da cinematografo!
(tratto da pag. 228)

Per un approfondimento sul tema vedere i post precedenti.

lunedì 16 giugno 2014

TELEGRAFO/TELEGRAFICO

“Ma che stelle, no, signori! Non ci credete. Neppure all'altezza d'un palo telegrafico. Un soffio li abbatte e li ròtola giù, e tal altro ingombro, non più dentro ma fuori, ce ne fa, che
(tratto da pag. 48)

Questo ritorno di sorpresa del Ferro... Scommetto che lei lo sapeva; se pure lei stessa jeri non gli ha telegrafato di venire; sì, apposta, per farsi trovare lì in amichevole colloquio con lui, col signor Nuti.
(tratto da pag. 253)


Nel testo trova un importante collocazione il telegrafo: uno dei primi mezzi di telecomunicazione. Per saperne di più clicca qui.

sabato 14 giugno 2014

CINEMATOGRAFO

“Mi sentii d'un tratto da questa nausea alienato da tutti, da tutto, anche da me stesso, liberato e come vôtato d'ogni interessamento per tutto e per tutti, ricomposto nel mio ufficio di manovratore impassibile d'una macchinetta di presa, ridominato soltanto dal mio primo sentimento, che cioè tutto questo fragoroso e vertiginoso meccanismo della vita, non può produrre ormai altro che stupidità. Stupidità affannose e grottesche! Che uomini, che intrecci, che passioni, che vita, in un tempo come questo? La follia, il delitto, o la stupidità. Vita da cinematografo! Ecco qua: questa donna che mi stava davanti, coi capelli di rame. Là, nelle sei tele, l'arte, il sogno luminoso d'un giovinetto che non poteva vivere in un tempo come questo. E qua, la donna, caduta da quel sogno; caduta dall'arte nel cinematografo. Sù, dunque una macchinetta da girare! Ci sarà un dramma qui? Ecco la protagonista."
(pag. 228)

Per informazioni sul cinematografo vi rimando al seguente post


venerdì 13 giugno 2014

LA RIPRODUZIONE FOTOGRAFICA

“Ibrido, perché in esso la stupidità della finzione tanto più si scopre e avventa, in quanto si vede attuata appunto col mezzo che meno si presta all'inganno: la riproduzione fotografica. Si dovrebbe capire, che il fantastico non può acquistare realtà, se non per mezzo dell'arte, e che quella realtà, che può dargli una macchina, lo uccide, per il solo fatto che gli è data da una macchina, cioè con un mezzo che ne scopre e dimostra la finzione per il fatto stesso che lo dà e presenta come reale. Ma se è meccanismo, come può esser vita, come può esser arte? È quasi come entrare in uno di quei musei di statue viventi, di cera, vestite e dipinte. Non si prova altro che la sorpresa (che qui può essere anche ribrezzo) del movimento, dove non è possibile l'illusione d'una realtà materiale.”
(tratto da pag. 103)


Agli inizi del 900 la macchina fotografica inizia a diventare un bene comune, infatti...(clicca qui per scoprire la storia delle foto).





giovedì 5 giugno 2014

MACCHINA: NASCITA DEL CINEMA

“La macchina, con gli enormi guadagni che produce, se li assolda, può compensarli molto meglio che qualunque impresario o direttore proprietario di compagnia drammatica. Non solo; ma essa, con le sue riproduzioni meccaniche, potendo offrire a buon mercato al gran pubblico uno spettacolo sempre nuovo, riempie le sale dei cinematografi e lascia vuoti i teatri, sicché tutte, o quasi, le compagnie drammatiche fanno ormai meschini affari; e gli attori, per non languire, si vedono costretti a picchiare alle porte delle Case di cinematografia. Ma non odiano la macchina soltanto per l'avvilimento del lavoro stupido e muto a cui essa li condanna; la odiano sopra tutto perché si vedono allontanati, si sentono strappati dalla comunione diretta col pubblico, da cui prima traevano il miglior compenso e la maggior soddisfazione: quella di vedere, di sentire dal palcoscenico, in un teatro, una moltitudine intenta e sospesa seguire la loro azione viva, commuoversi, fremere, ridere, accendersi, prorompere in applausi."
(pag 116)

Uno degli aspetti da considerare nel caso dell'invenzione del cinematografo è appunto un allontanamento dal teatro classico, nato con i greci. Con il cinema gli attori modificano il loro lavoro, cambiano il loro modo di approciarsi al pubblico perché non è più un pubblico diretto ma è un pubblico indiretto, che non può manifestare i propri sentimenti nel momento in cui la scena viene girata, privando gli attori della vera loro ricompensa che è proprio legata a quei sentimenti. Ma il cinema nasce come manifestazione di una nuova arte, che rende gli attori ricchi e famosi.
Proposta di lettura tratta dall'enciclopedia Treccani: il cinema.


domenica 1 giugno 2014

LA KOSMOGRAPH COME FABBRICA

1° quello di trovare il posto, che occupo al presente, o meglio, l'occasione di entrare come operatore nella grande Casa di cinematografia La Kosmograph;
(tratto da pag. 58)

Un certo rinfranco all'avvilimento lo hanno nel non vedersi essi soli mortificati al servizio di questa macchinetta, che “muove, agita, attrae tanto mondo attorno a sé. Scrittori illustri, commediografi, poeti, romanzieri, vengono qua, tutti al solito dignitosamente proponendo la “rigenerazione artistica” dell'industria. E a tutti il commendator Borgalli parla d'un modo, e Cocò Polacco d'un altro: quello, coi guanti da direttore generale; questo, sbottonato, da direttore di scena
(tratto da pag 117)

La Kosmograph, ovvero questa grande casa cinematografica, deve essere interpretata come un'industria: così come in una fabbrica tutto il processo è suddiviso; per la realizzazione del "prodotto" (film) si parte dai fornitori di materia prima fino ad arrivare alla grande distribuzione passando per una assembly line ben definita che si espleta grazie all'impiego di operai specializzati.
A questo fondamentale tema che ci serve per inquadrare meglio il nostro presente suggerisco un approfondimento: link 1link2.

LA MACCHINETTA 3

“La Nestoroff ha per me, come tutti i suoi compagni d'arte, un'avversione quasi istintiva. Non la ricambio affatto perché con lei io non vivo, se non quando sono a servizio della mia macchinetta, e allora, girando la manovella, io sono quale debbo essere, cioè perfettamente impassibile."
(tratto da pag. 82)

Si rimanda alla lettura dei post precedenti per un approfondimento riguardo il tema della "macchinetta".

LA MACCHINETTA 2

Che volete farci? Io sono qua. Servo la mia macchinetta, in quanto la giro perché possa mangiare. Ma l'anima, a me, non mi serve. Mi serve la mano; cioè serve alla macchina. L'anima in pasto, in pasto la vita, dovete dargliela voi signori, alla macchinetta ch'io giro. Mi divertirò a vedere, se permettete, il prodotto che ne verrà fuori. Un bel prodotto e un bel divertimento, ve lo dico io.
Già i miei occhi, e anche le mie orecchie, per la lunga abitudine, cominciano a vedere e a sentir tutto sotto la specie di questa rapida tremula ticchettante riproduzione meccanica.”
(tratto da pag.48)

Questo post segue a quello precedente, che si focalizza appunto sul ruolo centrale svolto dalla meccanizzazione agli inizi del Novecento.

MACCHINETTA

Ecco qua. Colloco sul treppiedi a gambe rientranti la mia macchinetta. Uno o due apparatori, secondo le mie indicazioni, tracciano sul tappeto o su la piattaforma con una lunga pertica e un lapis turchino i limiti entro i quali gli attori debbono muoversi per tenere in fuoco la scena.
Questo si chiama segnare il campo.
Lo segnano gli altri; non io: io non faccio altro che prestare i miei occhi alla macchinetta perché possa indicare fin dove arriva a prendere.”
(tratto da pag.45)


La macchinetta è uno degli oggetti più citati all'interno del romanzo, infatti basta pensare che si ripete per ben 49 volte!! Sicuramente quello della meccanizzazione rappresenta uno degli aspetti fondamentali di tutto il romanzo, che appunto è collocato in un contesto storico di passaggio (per maggiori informazioni leggi il post relativo al contesto storico del romanzo). In questo romanzo la parola "macchinetta" rimanda al cinematografo(cinematografo)
Da un punto di vista tecnologico, suggerisco questo esaustivo collegamento per capire cosa è in realtà una macchina.

LA MACCHINA (2)

E tutte le meraviglie della complicazione industriale e così detta artistica mi sono familiari.
Qua si compie misteriosamente l'opera delle macchine.
Quanto di vita le macchine han mangiato con la voracità delle bestie afflitte da un verme solitario, si rovescia qua, nelle ampie stanze sotterranee, stenebrate appena da cupe lanterne rosse, che alluciano sinistramente d'una lieve tinta sanguigna le enormi bacinelle preparate per il bagno.
La vita ingojata dalle macchine è lì, in quei vermi solitarii, dico nelle pellicole già avvolte nei telaj.
Bisogna fissare questa vita, che non è più vita, perché un'altra macchina possa ridarle il movimento qui in tanti attimi sospeso. Siamo come in un ventre, nel quale si stia sviluppando e formando una mostruosa gestazione meccanica.”
(pag 102)

In questo passo Pirandello vede la macchina, in particolare quella cinematografica, come un qualcosa che divora la vita umana incastrandola tra la pellicola e tra i telai. Emerge ancora il concetto sottolineato dei post precedenti aventi la stessa etichetta.
Per informazioni pù dettagliate della macchina da un punto di vista tecnologico suggerisco questo link



L'UOMO SERVITORE DELLA MACCHINA

“Tutte le considerazioni da me fatte in principio sulla mia sorte miserabile e su quella di tanti altri condannati come me a non esser altro che una mano che gira una manovella, hanno per punto di partenza quest'uomo incontrato la prima sera del mio arrivo a Roma. Certamente ho potuto farle, perché anch'io mi sono ridotto a quest'ufficio di servitore d'una macchina; ma son venute dopo.”
(pag 62)


Questo sicuramente è un altro passo da dove si scorge questa idea negativa che si ha della macchina, che sembra riprendere le riflessioni di George Basalla secondo cui nel passaggio al mondo della meccanizzazione, non è più la macchina ad essere una protesi dell’uomo ma è l’uomo ad essere una protesi della macchina, in quanto essa lavora da sola e l’uomo deve provvedere solo a creare e controllare le condizioni giuste affinché il suo lavoro sia continuo e di qualità.

LA MACCHINA (1)


La macchina è fatta per agire, per muoversi, ha bisogno di ingojarsi la nostra anima, di divorar la nostra vita. E come volete che ce le ridiano, l'anima e la vita, in produzione centuplicata e continua, le macchine? Ecco qua: in pezzetti e bocconcini, tutti d'uno stampo, stupidi e precisi, da farne, a metterli sù, uno su l'altro, una piramide che potrebbe arrivare alle stelle. Ma che stelle, no, signori! Non ci credete. Neppure all'altezza d'un palo telegrafico. Un soffio li abbatte e li ròtola giù, e tal altro ingombro, non più dentro ma fuori, ce ne fa, che - Dio, vedete quante scatole, scatolette, scatolone, scatoline? - non sappiamo più dove mettere i piedi, come muovere un passo. Ecco le produzioni dell'anima nostra, le scatolette della nostra vita!"
(pag. 48)

Il tema fondamentale del libro è proprio il timore verso le macchine e verso la loro diffusione nei più svariati settori che avviene in Italia a partire dal Novecento. Ma cosa è una macchina? Cosa intendiamo per meccanizzazione? Su quali basi poggia? a cosa ha portato? Quali furono e quali sono i rivolti sociali in Italia? Per dare una risposta a queste domande invito vivamente a leggere  questo esaustivo approfondimento tratto dall'enciclopedia Treccani.

venerdì 30 maggio 2014

AUTOMA(TICO)

E mi son messo, come un automa, a girar la manovella” (pag. 131)

“ Ebbene: si trova davanti un'altra macchina, un pianoforte automatico, un cosiddetto piano-melodico.”(pag. 62)

“L'anima, che muove e guida le mani di quest'uomo, e che or s'abbandona nelle cavate dell'archetto, or freme nelle dita che premono le corde, costretta a seguire il registro di quello strumento automatico!” (pag. 62)

APPRONDIMENTO: automatico, automa.

LAMPADINA ELETTRICA

“Ma no, dico che tutto si compensa alla fine: è una mia idea: tante cose nel buio vedevo io con quei lumi là, che loro forse non vedono più con la lampadina elettrica, ora; ma in compenso, ecco, con queste lampadine qua altre ne vedono loro, che non riesco a vedere io;”
(Tratto da Quaderno IV, paragrafo III, pag. 142)

Qui di seguito suggerisco un interessante lettura legata a questo fondamentale e sempre reinventato strumento, quale appunto la lampadina elettrica.



PELLICOLA

“Il direttore, secondo la lunghezza della scena, mi dice approssimativamente il numero dei metri di pellicola che abbisognano, poi grida agli attori:
- Attenti, si gira!
E io mi metto a girar la manovella.” (pag. 46)

“Vado dal magazziniere a provvedermi di pellicola vergine, e preparo per il pasto la mia macchinetta.” (pag 102)

“Il pubblico non lo vedono più. Pensa la macchinetta alla rappresentazione davanti al pubblico, con le loro ombre; ed essi debbono contentarsi di rappresentare solo davanti a lei. Quando hanno rappresentato, la loro rappresentazione è pellicola.”(pag. 117)

“Mi domandi forse quanto può durare una pellicola per farmi pensare che tu lasci di te quella tua immagine col dito su la bocca? E credi forse di dover riempire e spaventare tutto il mondo con quella tua immagine ingrandita, nella quale si possono contare i peli delle ciglia? Ma che vuoi che duri una pellicola?” (pag. 272)

“Bellissimo! Ma questo, caro mio, è un dramma, un dramma perfetto! Successone sicuro! Vuoi fare una pellicola? Non te lo permetterò mai! Come pellicola non va: te l'ho detto, caro, troppo fino, troppo fino. Qua ci vuol altro! Tu sei troppo intelligente, e lo intendi." (pag.118)

Approfondimento: pellicola.

IL MOTORE

il fremito incalzante di tante macchine, vicine, lontane? quello del motore dell'automobile? quello dell'apparecchio cinematografico.

link: motore.

giovedì 29 maggio 2014

LA DINAMO

“addetti alle dinamo e agli altri macchinarii, ai prosciugatoj, all'imbibizione, ai viraggi, alla coloritura, alla perforatura della pellicola, alla legatura dei pezzi.”
(pag. 101)

approfondimento: la dinamo



mercoledì 28 maggio 2014

IL FUCILE

“non ho la freddezza di star lì fermo a prender bene la mira per colpirla dove va colpita. Non so sparare; non so imbracciare il fucile
(tratto da quaderno IV, paragrafo III, pag 154)

“Il berretto di velluto nero in capo, dalla lunga visiera, la giubba rossa, una tromba da caccia, d'ottone, a tracolla, i calzoni bianchi, di pelle, aderenti alle cosce, gli stivali con gli sproni, il fucile in mano: ecco, era pronto.”
(tratto da Quaderno VII, paragrafo IV, pag 273)

“così che seguitò la mano a obbedire anche quando con terrore io vidi il Nuti distrarre dalla belva la mira e volgere lentamente la punta del fucile là dove poc'anzi aveva aperto tra le frondi lo spiraglio, e sparare”
(tratto da Quaderno VII, paragrafo IV, pag 275)

Il fucile ripreso in questi passi assume una funzione fondamentale alla fine del romanzo, in quanto è strettamente collegato al delitto che Gubbio assiste proprio davanti ai suoi occhi e a quelli del cinematografo, che riprende la terribile scena.
Per informazioni sul fucile cliccare sul link.



un antico fucile da caccia

ILLUMINAZIONE URBANA

Lo guatai al lume d'uno dei rari fanali del viale: aveva il volto scontraffatto, gli occhi feroci.
( pag. 158)

In seguito al primo post sulla generazioni di quattro lumi, riporto questo interessante passo che ci fa capire quanto ancora nell'età contemporanea a Pirandello,  l'illuminazione artificiale fosse ancora poco diffusa nelle città italiane di inizio Novecento. A tale proposito suggerisco un interessante lettura sull'aspetto storico dell'illuminazione pubblica e in seguito un approfondimento sulla storia dell'illuminazione a Torino.






un immagine suggestiva della città di Torino vista di notte e della sua illuminazione urbana

TERMOMETRO

Ma, poco dopo, cioè quando il padre le ordinò d'andare a prendere il termometro per misurare la febbre, entrò nella camera anche lei.
(Tratto da Quaderno V, paragrafo II, pag 189)

Il passo preso in considerazione fa riferimento al soggiorno del signor Nuti, presunto malato, a casa del signor Cavalena.
Per informazioni dettagliate sulle proprietà e la storia del termometro cliccare sul link.

un classico termometro a mercurio

LA CASA

E dico che mentre la natura non conosce altra casa che la tana o la grotta, la società costruisce le case; e l'uomo, quando esce da una casa costruita, dove già non vive più naturalmente, entrando in relazione co' suoi simili, si costruisce anch'esso, ecco;”
(Tratto da Quaderno IV, paragrafo III, pag 154)

Nella citazione presa in considerazione, collocata nel bel mezzo di un accesa discussione tra il protagonista Gubbio e l'attore della Kosmograph Ferro (trama), Pirandello descrive la casa come un vincolo imposto dalla società, che allontana l'uomo dalla sua condizione naturale e la paragona alla costruzione che l'uomo fa di se stesso nel momento in cui si trova ad essere in relazione con i propri simili, adeguando quindi se e i propri comportamenti, e, perciò "costruendosi".
DIZIONARIO: costruzione.
Qui di seguito propongo un link dove poter trovare informazioni sulla tipologia e la storia delle abitazioni.


sabato 17 maggio 2014

LA FONTANELLA AUTOMATICA

“E lo diceva anche l'orologetto di bronzo, tra i due cestelli, di cui nello specchio si vedeva il dietro soltanto. Figurava una fontanella, e aveva un cristallo di rocca a spirale, che girava e girava col moto della macchina. Quant'acqua aveva versato quella fontanella? Ma la conchetta non s'era riempita mai.”
(Tratto da Quaderno I, paragrafo VI, pag 68)


un esempio illustrativo

"LE GRANDI ARCHITETTURE UMANE"

Le grandi architetture umane, nella notte, e le costellazioni del cielo pare che s'intendano tra loro. Nella frescura umida di quell'immenso sfondo notturno, sentii quel mio sgomento sobbalzare, guizzare come per tanti brividi, che forse mi venivano dai riflessi serpentini dei lumi degli altri ponti e delle dighe, nell'acqua nera, misteriosa, del fiume.
(tratto da quaderno I, paragrafo IV, pag 53)

In questo paragrafo emerge un aspetto fondamentale della tecnologia, ovvero quello legato alle maestose costruzioni civili, come appunto dighe, ponti, viadotti che hanno permesso lo sviluppo della civiltà, in primo luogo, successivamente dei mercati e in fine dell'apparato industriale.
Qui suggerisco due link dove potrete trovare un approfondimento sull'ingegneria civile e sull'edilizia.


un esempio: l'acquedotto romano Pont du Gard costruito ne 19 a.C.


giovedì 15 maggio 2014

LE QUATTRO GENERAZIONI DI LUMI

“Prosegua, - riprese Simone Pau, rivolto al vecchietto, - prosegua, signor Cesarino, il suo elogio dei lumi a olio a tre beccucci, la prego.
- Ma che elogio! - esclamò il signor Cesarino. S'ostina lei a ripetere che ne faccio l'elogio! Io dico che sono di quella generazione là, e addio.
- E non è un elogio questo?
- Ma no, dico che tutto si compensa alla fine:”
 cose nel bujo vedevo io con quei lumi là, che loro forse non vedono più con la lampadina elettrica, ora; ma in compenso, ecco, con queste lampadine qua altre ne vedono loro, che non riesco a vedere io; perché quattro generazioni di lumi, quattro, caro professore, olio, petrolio, gas e luce elettrica, nel giro di sessant'anni, eh... eh... eh... sono troppe, sa? e ci si guasta la vista, e anche la testa; eh, anche la testa, un poco.”
(tratto da quaderno IV, paragrafo II, pag 142;

Il tratto analizzato, secondo il mio parere è molto interessante: in questo caso a parlare è il signor Cesarino, un anziano amico di Simone Pau(quest ultimo amico del protagonista Gubbio), il quale ha vissuto le quattro generazioni "della luce artificiale"; vale a dire le quattro tecniche che si sono susseguite tra la metà del XIX secolo e i primi anni del XX per produrre luce artificiale utilizzando sorgenti diverse: combustibili di materie liquide(olio, grassi, petrolio) o gassose (gas di città, acetilene, metano o vari gas petroliferi), fino ad arrivare alle lampade elettriche.


 Qui propongo un interessante  approfondimento sulla storia delle lampade.



lampada a petrolio di fine 1800

lampada a gas di inizio 1900

martedì 13 maggio 2014

MODERNI MEZZI DI LOCOMOZIONE

Invece: automobili, carrozze, carri, biciclette, e tutto il giorno un trànsito ininterrotto ”. (tratto da pag 97)

“C'è una molestia, però, che non passa. La sentite? Un calabrone che ronza sempre, cupo, fosco, brusco, sotto sotto, sempre. Che è? Il ronzìo dei pali telegrafici? lo striscìo continuo della carrùcola lungo il filo dei tram elettrici? il fremito incalzante di tante macchine, vicine, lontane? quello del motore dell'automobile? quello dell'apparecchio cinematografico. Il bàttito del cuore non s'avverte, non s'avverte il pulsar delle arterie. Guaj, se s'avvertisse! Ma questo ronzìo, questo ticchettìo perpetuo, sì, e dice che non è naturale tutta questa furia turbinosa, tutto questo guizzare e scomparire d'immagini; ma che c'è sotto un meccanismo, il quale pare lo insegua, stridendo precipitosamente.” (tratto da pag 49)

“ Oggi è domenica. Voi vi alzate presto per andare a caccia. Avete fatto i preparativi jeri sera, ripromettendovi un gran piacere. Scendete dal treno, àlacre e lieto; vi allontanate per la campagna fresca.” (tratto da pag 79)

Le tre signore dell'automobile sono tre attrici della Kosmograph, e hanno salutato con tanta vivacità la carrozzella strappata indietro dalla loro corsa meccanica non perché nella carrozzella ci sia qualcuno molto caro a loro; ma perché l'automobile, il meccanismo le inebria e suscita in loro una così sfrenata vivacità.” (tratto da pag 96).

“Tutti gli passano avanti: automobili, biciclette, tram elettrici; e la furia di tanto moto per le strade sospinge anche lui, senza ch'esso lo sappia o lo voglia...”
(pag 96)


DIZIONARIO: automobile, tram elettrici, bicicletta, treno;

Leggendo questo romanzo e facendo riferimento alla sua collocazione temporale (1900 circa) bisogna riflettere sul fatto che i mezzi appena citati rappresentarono una vera e propria rivoluzione del sistema dei trasporti per i piccoli e lunghi tragitti: auto, treni e tram urbani rivoluzionarono il modo di spostamento delle masse che fino ad allora utilizzavano carri e carrozzelle trainate da cavalli o al più biciclette.
Qui propongo un link dove approfondire la questione legata al sistema dei trasporti.